Euro 7: l’Unione europea ha rivisto gli standard (al ribasso)

Euro 7 la nuova normativa

Il 10 novembre 2022, la Commissione Europea presentava la proposta di regolamento sui nuovi standard per le emissioni inquinanti Euro 7, che avrebbe dovuto sostituire, a partire dal primo luglio 2025 per autovetture e furgoni, e dal primo luglio 2027 per i veicoli pesanti, la normativa in vigore dal 2014 nell’Unione Europea.

E tuttavia, la proposta normativa Euro 7 è stata completamente smontata durante l’iter di discussione.

Approfondiamo.

Euro 7: l’opposizione alla proposta normativa più eco-sostenibile

Per quasi un anno, un blocco minoritario di paesi, tra cui Francia ed Italia, si è tenacemente opposto alla versione originale della normativa Euro 7, rendendo impossibile la prosecuzione dell’iter legislativo.

Alla fine, nel settembre 2023, il Consiglio UE Competitività ha votato una soluzione di compromesso, elaborata dalla Spagna (presidente di turno), che di fatto riduce l’impronta ecologica e sostenibile dei nuovi standard automotive.  

Il compromesso siglato dal Consiglio europeo per l’Euro 7

Il ministro spagnolo dell’Industria Héctor Gómez Hernández ha dichiarato che […] la presidenza spagnola si è dimostrata sensibile alle diverse esigenze e richieste degli Stati membri e crediamo che, con questa proposta, abbiamo ottenuto un ampio sostegno, un equilibrio nei costi di investimento delle case di produzione ed un miglioramento dei benefici ambientali derivanti dal regolamento”.

Di fatto, è stato adottato un compromesso che, mantenendo i limiti di emissione e le condizioni di prova per i veicoli leggeri già in uso, tutela in primis l’industria automotive, non più obbligata ad effort economici aggiuntivi per adeguare i motori endotermici.

Una mossa protezionistica, nel momento in cui il settore è più impegnato nella conversione verso la mobilità elettrica, fortemente incalzato dalla concorrenza dei produttori cinesi, che hanno già ben più di un piede in Europa.

Resteranno pertanto inalterati i livelli massimi di emissioni previsti e le condizioni di test già imposti dall’attuale Euro 6 alle autovetture ed ai veicoli commerciali leggeri, mentre nel caso di quelli pesanti arriverà una stretta percentualmente più avvertibile. 

Così ridisegnato, il regolamento Euro 7 passa alla fase successiva di negoziati, ancora lontano dall’approvazione finale.

Cosa cambia e cosa resta del progetto originale Euro 7

La Commissione europea ha dovuto cedere sui fondamentali della proposta originaria Euro 7. 

Rispetto all’Euro 6, l’obiettivo era quello di raggiungere un calo delle emissioni di ossidi di azoto NOx del 35%, portando dunque il limite a 60 mg/km, intatto per le vetture a benzina ma significativamente inferiore per le diesel, oggi a 80 mg/km. Veniva anche introdotto un limite per le emissioni di ammoniaca (NH3), con valore massimo consentito pari a 20 mg/km. 

Un altro obiettivo era quello di rendere i cicli di omologazione più fedeli alle condizioni di utilizzo delle autovetture su strada, introducendo un controllo costante nel tempo attraverso dei sensori di bordo. 

Tutto ciò avrebbe dovuto avere “un impatto moderato sui costi delle auto, stimato tra i 90 e i 150 euro”, secondo l’analisi della Commissione.

E tuttavia, le aziende costruttrici hanno sempre stimato un aumento di listino pari a 2.000 euro. 

Rimane sul piatto il controllo sulle microplastiche disperse dall’usura degli pneumatici, e la riduzione delle particelle provenienti dagli impianti frenanti, due prescrizioni valide anche per le auto elettriche.

Per minimizzare ulteriormente l’impatto della norma, la nuova proposta prevede che gli standard Euro 7 siano obbligatori non più a 24, ma a 30 mesi dall’entrata in vigore per i nuovi modelli di auto e veicoli commerciali leggeri, a 42 mesi per le nuove immatricolazioni di modelli esistenti già omologati. Per i veicoli commerciali pesanti si prevedono 48 mesi per i nuovi modelli e 60 mesi per i veicoli nuovi. 

Gli scenari futuri

Resta, per il momento, l’obiettivo intermedio di riduzione delle emissioni di CO2 per il 2030, con il taglio del 55% per le autovetture e al 50% per i furgoni, rispetto ai parametri validi nel 2021. 

Più incerto il destino dell’orizzonte finale del 2035, anno fatidico dell’azzeramento delle emissioni di CO2, che comporterà il bando totale dei motori endotermici. 

Questo perché nel 2024 sono previste le prossime elezioni europee e quindi esiste la possibilità concreta di una ridefinizione totale delle priorità politiche per Parlamento e Commissione.

Il prossimo step è previsto per il 2026, quando la Commissione dovrà valutare i progressi compiuti verso il raggiungimento della riduzione totale delle emissioni.

La UE esaminerà anche lo stato dell’arte delle infrastrutture di ricarica delle vetture elettriche e l’impatto sociale del passaggio a motori sempre più green. Staremo a vedere.

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